Antonio Gramsci
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Dialettica reale (1921)

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L’Ordine Nuovo, 3 Marzo 1921.


Gli avvenimenti sono la dialettica reale della storia. Essi superano ogni ragionamento, ogni arbitrio personale, ogni velleità incomposta e irresponsabile. Gli avvenimenti, con la infrangibile logica del loro sviluppo, danno alle masse operaie e contadine, che sono consapevoli del loro destino, questi insegnamenti: — La lotta delle classi giunge, in un certo istante, a una fase nella quale il proletariato, non trovando più nella legalità borghese, cioè nell’apparecchio statale borghese ( — forza armata, tribunali, amministrazione — ), la garanzia e la difesa elementare del suo elementare diritto alla vita, alla libertà, all’integrità personale, al pane quotidiano, è costretto a creare una propria legalità, a creare un suo proprio apparecchio di resistenza e di difesa. E’questa, in certi istanti della vita popolare, una necessità storica assoluta, che trascende ogni desiderio, ogni velleità, ogni capriccio, ogni impulso personale: gli avvenimenti si presentano come una fatalità universale con la travolgente impetuosità dei fenomeni naturali. Gli uomini, come singoli e come massa, si trovano posto innanzi brutalmente questo dilemma: probabilità cento di morte, probabilità 10 di vita, occorre scegliere. E gli uomini scelgono sempre le probabilità di vita, anche se poche, anche se di vita misera e stremata. E lottano per queste poche probabilità, e l’impeto lor è tale e la passione loro è cosi grande che spezza ogni ostacolo e travolge anche il più spaventoso apparecchio di potere.

Questa è la situazione che la dialettica reale della storia crea agli uomini in determinati istanti che sono gli l’istanti decisivi dello sviluppo doloroso e sanguinoso dell’umanità. Nessuna volontà umana può creare situazioni simili, nessun piccolo uomo anche se gonfla le gote e distilla dal suo cervello le parole che più toccano i cuori e mettono in subuglio il sangue, può creare situazione simili. Esse sono l’ardente braciere in cui confluiscono tutte le passioni e tutti gli odi che solo la visione della morte violenta può suscitare nelle moltitudini. Solo questa può essere considerata una situazione rivoluzionaria in questo periodo storico, che ha come esperienza del passato recente le gesta degli Spartachiani, l’Ungheria, l’Irlanda, la Baviera. In questa situazione non c’è termine medio di scelta, e lottando bisogna vincere.

Oggi non ci troviamo in questa situazione: oggi possiamo sceliere ancora con una certa libertà. La libertà di scelta ci impone dei doveri, assoluti doveriche riguardano la vita popolare, che sono inerenti all’avvenire delle moltitudini che soffrono e sperano. Oggi esiste una sola forma di solidarietà rivoluzionaria: vincere; essa domanda perciò che non si trascuri neppure un elemento che possa porre nelle condizioni di vincere. Oggi esiste un Partito che veramente esprime gli interessi del proletariato, che esprime gli interessi non solo del proletariato italiano ma dell’Internazionale operaia tutta. Oggi gli operai devono avere e possono avere fiducia: gli operai italiani, mantenendosi ferreamente disciplinati, senza neppure una eccezione, alla parola d’ordine del Partito Comunista, dimostreranno finalmente di essere usciti dallo stato di infantilismo rivoluzionario in cui loro movimento si è dibattuto finora, dimostreranno di essere degni e capaci della vittoria.